2 febbraio 2012

Rosarno (RC) - Arresti domiciliari per accudire prole: e lei dirigeva la cosca

Tornano ad aprirsi le porte del carcere per Maria Grazie Pesce, 29enne, figlia del boss Antonino Pesce, alias “Testuni”, che figura tra i 63 imputati del processo contro capi e presunti affiliati della potente ‘ndrina di Rosarno denominato “All Inside”, attualmente in corso con il rito ordinario presso il Tribunale di Palmi.
La donna, arrestata nel 2010 nell’ambito dell’operazione che ha decapitato la cosca rosarnese, si trovava agli arresti domiciliari, misura concessale dal Gip per permetterle di accudire i figli minori. In un secondo momento però, si è scoperto che la Pesce non aveva diritto al beneficio dei domiciliari e per questo ieri mattina i Carabinieri del Reparto Anticrimine e del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, supportati dai militari della Tenenza di Rosarno hanno eseguito l’ordinanza che ha portato all’esecuzione dell’ordinanza. La revoca dei domiciliari alla donna (cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce e moglie di Roberto Matalone, attualmente latitante) era stata chiesta dal Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, che aveva rilevato l’errore sulla data di entrata in vigore della norma che aveva concesso i domiciliari alla Pesce.
Alla donna viene imputato il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso per aver fatto parte della 'ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Pesce. In particolare, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo di collegamento e trasferimento di comunicazioni ed ordini tra detenuti della cosca e gli altri associati in riferimento alle modalità di ogni singola attività estorsiva di cui sono accusati i membri della 'ndrina.

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