Perché questo sito

Lo scopo di questo sito è documentare una verità tanto ovvia e banale quanto disconosciuta e manipolata, in ossequio alla "peste culturale" che ammorba l'Occidente dell'ultimo quarantennio: il politicamente corretto; il quale, strumentalizzando pervasivamente l'uso dei media, cerca di orientare l'immaginario collettivo verso il pensiero unico, la vulgata: chi non vi si adegui acriticamente, chi devii dal dogma, si espone ad una sorta di gogna, come un eretico.
Uno dei principali aspetti socio-culturali pervasi dal "politicamente corretto" riguarda i due Generi, il Maschile ed il Femminile, e postula un'esaltazione - al limite dell'idolatria - del secondo. In America questo fenomeno ha preso il nome di women's empowerment; noi lo chiameremo GINELATRIA.

Esso si concretizza in una sapiente manipolazione dell'informazione, basata su un trucco vecchio, banale ma efficace: la smisurata enfatizzazione (squilli di tromba e rulli di tamburi) per i successi femminili nei più svariati campi del sociale, e la minimizzazione - al limite dell'omertà mediatica - delle malefatte femminili o di tutto ciò che possa svelarne una natura men che... "nobile"e innocente.
Naturalmente non dubitiamo che questa operazione di ri-equilibrio documentaristico verrà considerata dai ginelatri una... LESA MAESTA'.

L'idea da cui origina questo sito di documentazione cronachistica è semplice: i due Generi SI EQUIVALGONO, quanto a virtù e miserie morali;  e, a ben pensarci, non potrebbe essere altrimenti. Postulare il contrario significa né più né meno che teorizzare la superiorità di un Genere sull'altro, l'esistenza di un Genere eletto e di un altro negletto: una sorta di superiorità razziale.

Dunque, il sito si propone di restituire un giusto rilievo - né enfatizzante, né minimizzante - a tutti quei fatti di cronaca che normalmente sono relegati nei trafiletti della carta stampata o del tutto taciuti in TV; laddove, a ruoli invertiti - cioè quando l'autore sia di genere maschile - tali episodi vengono riferiti col dovuto risalto. Un'ultima precisazione: poiché nel web esistono già ottimi siti che documentano la violenza femminile (anch'essa oggetto di negazionismo, giustificazionismo o riduzionismo statistico da parte del "politically correct"), questo sito si occupa, invece, di condotte non violente, quantunque penalmente sanzionate.

da Intervista ad Alain De Benoist per Boulevard Voltaire

[...] un numero crescente di autori, accademici, scrittori si ribellano per varie ragioni contro i diktat del “politicamente corretto" [...] l’ideologia dominante resta più che mai maggioritaria fra gli opinion maker [...] questa egemonia appare sempre meno sopportabile, perché il divario tra il discorso ufficiale e la realtà non è mai stato così grande.
Il “politicamente corretto” è l’erede diretto dell’Inquisizione, che intendeva combattere l’eresia rintracciando i cattivi pensieri. L’ideologia dominante è anch’essa una ortodossia, che considera eretici tutti i pensieri cattivi. Poiché non ha più i mezzi per confutare questi pensieri che danno noia, si cerca di delegittimarli, non come falsi, ma come cattivi.

Ci voleva qualcuno che lo scrivesse e Luigi Iannone lo ha fatto: “provate a dire banali verità, e vi subisseranno di ingiurie. Verrete subito cacciati dal consesso civile e additati nella migliore delle ipotesi come degli intolleranti”.
L’idea del giornalista e scrittore, frequentatore abituale del pensiero di Jünger e amico personale del defunto Ernst Nolte, è balenata a molti, ma ci voleva il suo libro per esprimerla appieno. 
Il titolo è L’ubbidiente democratico. Come la civiltà occidentale è diventata preda del politicamente corretto (Idrovolante Edizioni, pp. 138, Euro 13) e spiega come “incantatori di serpenti, teologi del buonismo e della 
correttezza politica sono la stragrande maggioranza, e condizionano la formazione delle coscienze”.
E via con esempi eclatanti su cose che tutti sanno ma è meglio tacere, per non rischiare gli insulti di cui sopra. Quindi, vietato dire che la Kyenge è diventata ministro grazie al colore della sua pelle, che le quote rose sono una forma di sessismo alla rovescia, un contentino da dare alle donne, un po’ come piazzare un filo di perle su un severo gessato da ministro. Guai a dire che certi delinquono, perché Caino non si tocca e se Abele se la passa male sono fatti suoi: i criminali vanno capiti. Guai a toccare il capo dello Stato, che pare il Santo Patrono del politicamente corretto. 
Che di questo si tratta, e basta. Di una dittatura soft, che ha messo da una parte i buoni e gli intelligenti – ossia gli ubbidienti al credo unico imposto dalla vulgata radical chic – e dall’altra i cafoni, gli ignoranti, gli imbecilli, i puzzoni. Ossia, quelli che provano ancora a ragionare con la propria testa e non si lasciano influenzare. L’importante, però, è tacere.
http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/2016/11/01/ti-distruggo-la-dittatura-del-politicamente-corretto/

Da un'intervista di Clint Eastwood per Esquire:

[...] il “pussy-pensiero" [= politicamente corretto]. Dice proprio così, l’86enne Eastwood:
Oggi siamo nel pieno della generazione kiss-ass, la generazione pussy, le timorose fighette: questo non si può dire, questo non si può fare, tutto è proibito. Altrimenti piovono accuse di razzismo.
Segretamente tutti sono stanchi della correttezza politica, Oggi abbiamo la generazione dei leccaculo, dice ancora il regista. Camminano tutti sulle uova. Vediamo persone accusare altre persone di essere razziste per qualsiasi cosa dicano.
È il trattamento che subiscono tutti i non allineati, sono il manganello dell’ovvio e la dittatura dei buoni sentimenti.
Il Vecchio Continente si sta perdendo, a furia di inginocchiarsi a questo totalitarismo light che è il politicamente corretto: ormai chiama “depressi” i guerrieri della jihad che sgozzano in nome di Allah, “risorse” le ondate incontrollate di immigrati che danneggiano insieme chi ospita e chi è ospitato, “multiculturalismo” la rinuncia very pussy alla propria differenza specifica, le libertà individuali e la disponibilità a difenderle a mano armata.
http://www.lintraprendente.it/2016/08/manifesto-contro-la-pussy-generation/
http://www.secoloditalia.it/2016/08/clint-eastwood-voto-per-trump-dice-quel-pensa-non-leccaculo/


Uno degli strumenti di dominio culturale più subdoli prodotti dal pensiero dominante liberal-progressista è senza alcun dubbio il “politicamente corretto”. Prodotto di importazione anglosassone, è promosso con particolare insistenza nei confronti dell’opinione pubblica a partire dagli anni ‘80 del
‘900, esso si prefigge in apparenza la finalità di non offendere la sensibilità di determinate categorie umane. Questo, appunto, almeno in superficie.
Perché in realtà, con il passare del tempo, è emersa e si è manifestata con sempre maggiore trasparenza la sua reale finalità, cioè quella di essere un puro strumento di ingegneria sociale al servizio di una determinata visione del mondo che, per le élites della sinistra mondiale, andava imposta indiscriminatamente a tutta la società. Il “politicamente corretto” stabilisce non, ad esempio, quali termini sia opportuno utilizzare per non offendere il disabile o lo straniero, ma chi siano i “nemici” che la società deve combattere, isolare, estromettere dalla vita politica e sociale.
Tali nemici sono andati con il tempo ad aumentare di numero, grazie a un’improbabile terminologia costantemente in evoluzione. Una “neolingua” che non cessa di espandersi.
Si è iniziato con i “razzisti”, i “maschilisti” e i “fascisti” per poi proseguire con gli “xenofobi”, gli “omofobi” [...]
Più la neolingua del pensiero unico si espande più i nemici della società dominata da questo aumentano. Il “politicamente corretto” svolge così un ruolo centrale quale procedimento integrativo di quella che viene chiamata “finestra di Overton”, un processo che, mediante una serie di passaggi, impone alla società un radicale cambio di visione su determinate realtà. È stato ad esempio il caso dell’omosessualità e della società multietnica [ma anche del racconto femminista sul rapporto fra i sessi nel corso della Storia - n.d.r.].
Parte importante di questo processo è il rendere ciò che in un primo momento è senso comune -ad esempio la percezione dell’omosessualità come “disturbo” o l’utilizzare il termine “negro” per i popoli dell’Africa subsahariana - come socialmente sgradevole: gradualmente, attraverso un bombardamento mediatico e culturale, chi percepisce l’omosessualità come una deviazione del comportamento sessuale o chi si permette di utilizzare un termine, “negro” appunto - che in se non ha nulla di offensivo -, viene additato ed emarginato, creando termini ad hoc come “omofobo” o “xenofobo” [o "maschilista" per chi smascheri le menzogne del racconto femminista sul rapporto storico fra le presunte oppresse e i presunti oppressori, fra le presunte vittime e i presunti carnefici - n.d.r.].
Tale processo, programmato e gestito con un’intensa attività di lobbying dalle sinistre mondialiste - prova ne è il supporto, di recente divenuto pubblico, a diversi parlamentari europei da parte delle organizzazioni del finanziere George Soros, notoriamente impegnato in questo campo attraverso le sue Open Society Foundation e il Soros Found -, è però ormai totalmente fuori controllo e sta spingendo la società verso le più assurde forme di stupidità umana.
[...] queste forme sempre più tossiche e malate vengono ormai divulgate, grazie ai pestilenziali effetti della finestra di Overton, ai più alti livelli della politica e della società occidentale: nei parlamenti e nelle università.
Che la strategia sia programmata da parte delle sinistre liberal di tutto il mondo è fuori da ogni dubbio [...] Il politicamente corretto e le sue scorie, la lotta antirazzista in assenza di razzismo o la lotta antifascista in assenza di fascismo [o il male-bashing: il pestaggio mediatico anti-maschile in assenza di comprovati privilegi maschili: presunti privilegi che riguardino TUTTI gli uomini, e non solo una ristrettissima élite di maschi-alpha, se si considera la reale condizione di tutti gli altri: prevalentemente uomini sono i barboni e i suicidi, oltre ai morti sul lavoro; a fronte di una larga percentuale di reati femminili, la popolazione carceraria è al 98% maschile; i padri non hanno alcun diritto in materia di aborto, e non ottengono quasi mai la custodia dei figli a seguito di separazioni; una realtà quotidiana che i media occultano accuratamente - n.d.r.] rimandano di fatto a un obiettivo comune: la guerra all’identità, alla tradizione, alla natura, per promuovere invece le dissonanze. [...] Quella portata avanti da questi movimenti è dunque la battaglia del caos contro l’ordine naturale delle cose e contro l’unità che sottintende a un superiore disegno di armonia, in favore, invece, dell’individuo e dei suoi magmatici capricci. [...]
A nascondersi dietro queste idee dalla facciata gradevole e buonista si trovano quindi le forze del caos e dell’autodistruzione, che anelano all’annientamento dei propri popoli e delle proprie culture.
È una guerra.
E se guerra dev’essere è sciocco e antistrategico pensare di poterla combattere sul terreno e con le regole del nemico. [...] Per poter vincere questa guerra bisogna cambiare le carte in tavola, le regole del gioco. Bisogna, in definitiva, ripudiare il politicamente corretto e le sue innaturali dottrine e condurre la guerra all’attacco, non in difesa.
Cristiano Puglisi (blogger)


[...] Friedrich Nietzsche ne L’Anticristo va alle radici della décadence cristiana e le ritrova nello snaturamento di valori operato dalla teologia ebraica: “Il prete svaluta, dissacra la natura …“, si inventa cioè un mondo al contrario dove l’antico ordine - di cui l’istinto vitale, la bellezza e la morale erano i fondamenti -, viene sovvertito e sostituito da un nuovo ordine assolutamente irreale, anti-naturale, piccino, risentito, compassionevole sino all’idiozia.
Tale décadence, inoltre, è solo una recita, avverte Nietzsche, “solo un mezzo: questa specie d’uomini ha un interesse vitale nel rendere malato il genere umano e nel capovolgere in un significato esiziale per la vita e denigratorio per il mondo i concetti di ‘buono’ e ‘cattivo’, di ‘vero’ e ‘falso’ …“.
Invertire le coordinate vitali dell’esistenza: questo l’assalto al Cielo tentato dalla Globalizzazione.
Basta sostituire col termine “democratico” o “progressista” o “Politicamente Corretto” la parola “irreale” e si avrà la formula del più gigantesco tentativo di sradicamento culturale mai tentato: un venerato pantheon di valori “Politicamente Corretto” che sostituisce il vecchio ordine, unico ostacolo al potere assoluto.
Come gli Ebrei rinnegarono sé stessi dando vita, secondo Nietzsche, al Cristianesimo, oggi si nega l’Occidente - la cultura occidentale nel suo complesso) per instaurare il Politicamente Corretto, ovvero una struttura senza alcun attinenza con la natura, la realtà, la morale, la logica e la tradizione dei millenni scorsi: un mondo virtuale di bontà infinita, compassione pelosa, inesistente, falso, minimale, deleterio, che viene introiettato a forza e produce un’umanità psicotica, belante, servile, sommamente idiota.
Il Politicamente Corretto è un mezzo, non un fine. Il Politicamente Corretto agisce in parallelo con la dominazione finanziaria: ne è il braccio ideologico e psicologico.
Il Politicamente Corretto ha, per ora, un unico obiettivo: la dissoluzione dell’Occidente, quello aristotelico, solare, forte, logico: l’unico autentico ostacolo alla dominazione mondiale delle anime. In nessun altra porzione d’umanità batte un così possente cuore di cultura e storia tale da opporsi a questo disegno ciclopico.
Se l’Occidente cade è finita.
Il Politicamente Corretto agisce in modo semplicissimo: con l’inversione dei ruoli e del sentimento naturale. [...] Tutto ciò che prima era logico, naturale, consequenziale, bello (non in senso assoluto, beninteso, ma quale distillato d’una tradizione, quella occidentale appunto) è considerato, ora, brutto, obsoleto, ridicolo, razzista, antidemocratico, cattivo; e viceversa.
L’attacco è portato avanti su più livelli, in ogni campo: l’obiettivo è detronizzare il vecchio e instaurare il nuovo innaturale che, col tempo e la coercizione, verrà assimilato e considerato naturale. A quel punto non ci sarà più nulla da fare.
Questo piano d’azione, facile, spietato, sistematico e immane allo stesso tempo, è già in fase avanzata.
L’indistinzione e l’inversione sessuale, il via libera alle perversioni (la pederastia e la pedofilia sono alle porte), l’omosessualità come valore, la pazzia come valore, la provocazione dell’orrido postmoderno in luogo dell’arte, la globalizzazione oltranzista, la stupidità e l’ignoranza come valore, l’illogico come valore: questo il sabba delle streghe in cui siamo costretti a danzare.
La devastazione del passato, delle scuole e delle università, la parcellizzazione del sapere, lo scientismo ottuso, la lenta pauperizzazione, il dilagare del virtuale in luogo del tangibile, la sparizione dei commerci, l’ecologismo isterico, l’estinzione del lavoro, l’individualismo spacciato per libertà, l’annientamento delle comunità, la sussunzione delle industrie e dell’agricoltura nelle multinazionali: ecco il “progresso”, ecco la “democrazia”: termini nobili e innocenti ormai snaturati sino a incarnarsi nell’opposto della democrazia e del progresso.
Credere che Marina Abramovich sia un’artista o che Frank Geary sia un architetto o che Los Angeles sia una città significa vivere in un mondo alternativo e rovesciato: il perfetto contrario del giusto. L’Occidente deve tornare a essere ciò che è sempre stato, coi terrori e le grandezze; occorre riguadagnare la normalità, il buon senso, la profondità storica che ci riallaccia ai nostri veri antenati; bisogna riconquistare il tertium non datur della logica, che il “no” sia un “no” e il “sì” un “sì”; riconoscere, una volta per tutte, che il “nulla di troppo” e il “conosci te stesso” non sono proverbi o motti, bensì ammonimenti alle soglie del nichilismo.
Occorre gettare alle ortiche la destra e la sinistra, questi formidabili inciampi, e divenire felicemente reazionari … ovvero, in un mondo al contrario - come lo delinea oggi il Politicamente Corretto -: gioiosamente rivoluzionari … Pasolini, che scriveva da un’altra epoca, già presentiva tutto: la sinistra comunista deve appropriarsi di parte dell’ideologia di destra, diceva. I sessantottini, i “nuovi filosofi” del nulla - che comunisti non erano di sicuro, ma goliardi Politicamente Corretti - ovviamente dissentivano, tra champagne e molotov.
La reazione, che sarà una bella rivoluzione, si compone di atti minimi. Molti di noi li rigetteranno: cosa dice questo? Questa piccineria, tale sciocchezza, dovrebbe contribuire a salvarci? Sì, solo un’etica quotidiana ci salverà. Persino rivendicare la calligrafia diverrà rivoluzionario. Il rigetto della pornografia e della libertà come devianza lo sarà. Richiedere l’abbattimento di aborti come La Chiesa di Foligno di Fuksas lo sarà. Ogni tentativo del Politicamente Corretto di instaurare un regno dell’incontrario, dovrà essere rintuzzato.
Dare sulla voce alla pletora di maestrine che lavano il cervello ai ragazzini con le scemenze sull’identità di genere, lo sarà. Salvaguardare un affresco, un’epigrafe, un camminamento medioevale, persino un sasso o un tronco secolare, lo sarà. Rifiutare in massa il regime hollywoodiano, le sciocchezze dei Grammy, degli Oscar e tutto lo squallido caravanserraglio dell’avanspettacolo parafiliaco. Non abbonarsi alle piattaforme dei telefilm. Rifiutare la droga. Disinstallare WhatsApp. Rifiutare le Ong, i Telethon, la lacrima sul migrante. Non comprare alcun tipo di giornale (questa è facile). Creare biblioteche. Respirare aria pura. Leggere libri buoni, chiari, classici - Maupassant, Orazio, Simenon -, dove anche l’interiorità più oscura risalta alla luce della compostezza. Non aver timore di affermare che Basaglia e la pletora di libertari suoi pari erano pericolosi eversori e che la normalità esiste: per il semplice fatto che, senza la normalità, non esisterebbe nemmeno il fascino dell’anormale e del diverso.
Il diverso va considerato diverso, altro dalla comunità, e non la norma, appunto (e il diverso andrà rispettato nella sua conclamata diversità). Negare le “conquiste” radicali dei Settanta. [...] Ricondurre l’Occidente nell’antico covile della razionalità, in cui A=A, questo sarà rivoluzionario: e per far ciò, come detto, occorrono fior di reazionari … [...] nessuno sceglie i tempi in cui vivere, né le battaglie e nemmeno il modo in cui vanno intraprese. Il catalogo è questo. O le si combatte oppure no.
Blogger Alceste http://pauperclass.myblog.it/2017/02/24/il-mondo-al-contrario-alceste/


[...] colpire i benpensanti e soprattutto gli intellettuali autonominati, la finta intellighenzia del pensiero unico molliccio, anzi viscido [...] oggi più che mai, nel regno del Politicamente Corretto e della democrazia a taglia unica.
Sì, perché, come nella orwelliana Fattoria degli Animali, tutti sono uguali, ma alcuni lo sono più degli altri, per cui, per la proprietà transitiva, molti sono meno uguali. [...]
Chi milita in movimenti politici, culturali o religiosi non graditi al correntone progressista, sa da sempre di essere figlio di un Dio minore, non soltanto in Italia.
[...] i cosiddetti centri sociali. I “ragazzi” (loro mantengono la qualifica indipendentemente dall’età) [...] Chiunque faccia politica [...] ne conosce arroganza, invadenza, onnipresenza. [...]
[...] una vergogna che troppo stesso viene negata o minimizzata, ovvero l’abolizione concreta della libertà, in Italia ed in Occidente, per chi non condivida l’orizzonte progressista. La Costituzione formale – un ferro vecchio tanto più esaltato quanto meno se ne tiene conto – recita, all’art. 17, che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi, e prosegue, all’art. 21, riconoscendo il diritto per tutti, inclusi [...] dissidenti e oppositori di ogni orientamento, “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Così recitano i sacri cartigli, ma che sia una finta lo sappiamo in molti. Non solo non possiamo dire bene, se quella fosse la nostra convinzione, dei regimi del trapassato remoto, ma siamo impediti dal pronunciare frasi e parole, pure citate nei dizionari, che possano suonare discriminatorie; naturalmente verso alcuni, non tutti.
[...] è proibitissimo essere dalla parte degli europei, dei bianchi, degli eterosessuali, dei padri, dell’ordine naturale e di altre cose: l’elenco è aggiornato quotidianamente dai padroni dello Spirito del Tempo. I guardiani della democrazia a taglia unica vigilano.
Basta chiamare clandestino uno straniero senza permesso di soggiorno e la multa è in agguato. Se poi osassimo affermare che la famiglia è formata da un uomo e una donna, la psicopolizia interverrebbe con tutta la forza e la sussiegosa moralità invertita [...].
Fu gran profeta Gilbert K. Chesterton quando scrisse – ed era il 1905! – “la grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo.
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili.”
Le denunce penali per chi afferma verità sgradite, al tempo dell’iperdemocrazia, si moltiplicano e fanno paura, perché la delazione è attivissima, gradita ed incoraggiata. [...]  Ciò che ancora meraviglia gli ingenui è che tutto ciò venga chiamato libertà, e che volumi interi siano dedicati alla virtù della tolleranza. Noi ci dissociamo anche da essa, questa soffice coperta in cui si avvolge ogni viltà e qualunque sproposito.
Ci tocca nuovamente citare Chesterton, secondo cui la tolleranza è la virtù dell’uomo senza convinzioni.
[...]
[...] i tolleranti e democratici a corrente alternata esistono da secoli e l’ultimo dei loro idoli è Karl Popper, che teorizzò di negare la parola e la libertà ai nemici della chiamata società aperta, nome d’arte del liberalismo capitalista.
Il pensiero molliccio, o viscido, o debole nella filosofica accezione di Gianni Vattimo, è al contrario fortissimo, intransigente e non di rado violento al momento di affermare una verità unica, l’ultima rimasta, ossia che la verità non esiste.
Qui dismettono la loro tolleranza, forse condividono segretamente il giudizio nostro: attitudine cara agli infingardi, che nasconde a fatica inerzia, conformismo, ansia di sottomissione, perfettamente descritte dal sommo Dante, che considera gl’ignavi neppure degni di un girone dell’inferno. [...]
Noi non contestiamo affatto [...] il diritto di esprimere forte dissenso da qualunque opinione: affermiamo tuttavia che, se la democrazia è tale ed esprime la libertà concreta di singoli e gruppi, non vi devono essere tesi, pensieri o idee vietate. Proibito deve essere manifestarle con la violenza, fisica o morale e con la prevaricazione.
In una società ipocrita e mercantile, funziona molto bene l’indiretto impedimento. Pensiamo alle intimidazioni di stampa ed a quelle dei mascalzoni dei “social media”, alle oblique “raccomandazioni” di polizia, alla pratica vergognosa, da parte della comunicazione, dei proprietari di sale private, delle istituzioni, di negare nei fatti l’agibilità politica ed il diritto di parola e riunione, nonostante i dissidenti paghino di tasca propria l’esercizio delle loro teoriche prerogative costituzionali.
Ci sono in giro i centri sociali, è intervenuta l’ANPI o quell’altra associazione, il sindaco, o la questura, questo è il dialogo quotidiano dei politicamente scorretti con chi rappresenta il potere. Non tutti, ovviamente: se si è nemici della religione tradizionale, se si possiede la tessera giusta, politica, sindacale, ricreativa, se si appartiene alla galassia sinistrorsa, antirazzista, antifascista, omosessualista, le porte si aprono magicamente, anche se il passato non è proprio cristallino. [...]
Sotto qualsiasi cielo, coloro dei quali non si può dire male sono quelli che comandano davvero. Una seconda categoria riguarda chi non ha potere, ma serve moltissimo agli obiettivi di chi ce l’ha, come gli immigrati [o le donne - n.d.A.]. Con grande ingenuità, molti credevano che tali verità non valessero in democrazia. José Ortega y Gasset, che aveva orrore delle masse, ma restò sempre un liberale, tesseva l’elogio delle democrazie liberali con un argomento che oggi appare risibile: la democrazia è il regime che difende le minoranze, ed in particolare le minoranze più deboli. A condizione, aggiungiamo noi, che non siano davvero “contro”, o almeno che non contestino le verità ufficiali, le idee divulgate o ammesse dal sistema.
In quest’ottica, un buon esercizio di orientamento è quello di verificare chi e che cosa faccia abbaiare il Canbastardo [qui sinonimo di politicamente corretto - n.d.A.]. Il catalogo è quello già citato, a cui possiamo aggiungere gli avversari della globalizzazione e del sistema di vita liberale. [...]
Il politicamente corretto su cui veglia l’intellighenzia – ultimamente danno man forte anche quelli che una volta portavano la tonaca – è, appunto, una vasta alleanza che unisce la destra degli affari e la sinistra dei costumi. Centri Sociali, gran parte della stampa, delle accademie e dei fabbricanti di opinioni ne sono i cani da guardia, il Canbastardo [...].
La viltà bottegaia e mercantile, unita al lamentoso pacifismo delle tante maestrine dalla penna rossa sono i principi inderogabili cui è obbligatorio attenersi. E’ in carica infatti l’ubbidiente democratico, splendida definizione di un acuto saggista, Luigi Iannone. I detriti delle ideologie diventano il “luogocomunismo” di massa contemporaneo, il cui riflesso pavloviano è organizzato da un potentissimo circuito fatto di cronaca politica, subculturale, di costume, che detta lo spartito di un pifferaio di Hamelin globale, il quale “astutamente combina atteggiamenti caritatevoli, filantropia e finalità civilizzatrici con una così imponente forza di convincimento da far diventare problematico ribattere e mantenersi ben saldi sulle proprie posizioni”.
[...]
Democrazia a taglia unica [...] la democrazia è pensarla allo stesso modo, tutt’al più è ammesso il dissenso sui dettagli. E’ al potere un enorme centro, luogo di incontro degli affari, delle spartizioni, dell’inconfessabile. Per i reprobi veri, ci sono due o tre possibilità: il pensiero spezzato dal codice penale, la pubblica ridicolizzazione, anticamera della gogna, o la prepotenza spicciola dei mazzieri del regime, quei centri sociali [...] Ad un livello più alto, si stanno attrezzando per rendere muta o innocua la voce sgradita della Rete. [...]
Solo alcuni geni hanno avuto il coraggio di farsi beffe del plumbeo conformismo del pensiero unico. Uno fu il grande attore e regista Carmelo Bene, trasgressivo vero accettando di pagarne il conto. In uno dei suoi rari interventi televisivi osò gettare in faccia ai buonisti di professione il suo disprezzo carico di eversione: “Non me ne fotte niente del Ruanda. E lo dico. Voi no. Non ve ne fotte, ma non lo dite”. Un magistrale atto d’accusa all’ipocrisia dilagante, alle liturgie di chi, a parole, si prende cura di tutto e di tutti, specialmente se lontani, così non si sente l’odore e non si vede lo sporco.
L’ubbidiente democratico è sempre dalla parte del Bene, del Giusto, della Solidarietà, dell’Umanità. Tutto con le lettere maiuscole e senza sporcarsi le mani.  Basta che un problema arrivi dalle sue parti, ed eccolo partecipare a comitati o associazioni. Ci vuole il depuratore, abbiamo bisogno delle antenne per la telefonia, ma, mi raccomando, “non nel mio cortile”. Tutto deve essere altrove, anche gli immigrati, che, poveretti, bisogna accoglierli, ma non proprio qui, vicino all’asilo, alle scuole elementari, al parco pubblico o a chissà che altro.
Insomma, chi vuol dire la sua lo faccia, ma a bassa voce e, per carità, “not in my backyard”, non proprio qui. [...]
Forti ed occhiuti con i deboli, allineati e servili con i prepotenti, islamisti radicali, poteri finanziari, giganti dell’industria digitale. E’ lo sterminio calcolato delle differenze, il trionfo dell’omologazione mascherata da personalizzazione [...]
[...] Insomma, maschera e volto di una contemporaneità che si considera il culmine della storia, alba di una umanità nuova.  Ad essa sovrintende un pensiero unico che nel passato avremmo chiamato sinistra, diventato custode di un nuovo conservatorismo. [...] Jean Baudrillard, il grande sociologo francese morto nel 2007, definì la presente l’era del transessuale: si riferiva all’odio invincibile per ciò che non è identico, classificabile, omologabile.  [...]
La società dell’Unico in miliardi di esemplari, in cui la cultura dominante, saldamente ancorata alle ubbie progressiste, si fa pura giurisdizione morale, tenutaria dei valori del Bene e del Vero. Vestale di un progresso ingrigito [...]
Quel che unisce l’intero sistema è la demonizzazione dell’avversario, del dissidente, dell’oppositore, o più semplicemente, di chi vuol continuare ad esercitare il pensiero critico, diffondendolo.
In termini evoliani, la sovversione ha vinto la sua guerra. Da oggi, c’è bisogno di una nuova eversione, che ribalti con pazienza l’inversione realizzata. Occorrono coraggio, saldezza di nervi e di cuore, oltre ad un pizzico di sana follia. Nessuno è vincente in eterno, anche l’età del Canbastardo finirà. La verità ha bisogno di essere gridata, nonostante tutto. I ribelli torneranno in campo, e se si dovrà sguainare la spada per affermare che l’erba è verde, ebbene lo faremo.

[...] nel Politically Correct di oggi anche [...] solo tentare di ribaltare una narrativa cementata - quella della donna vittima - attira strali, isolamento, emarginazione, se non peggio.
Tutto si riduce al tema: fino a che punto opinioni che sfidano il consenso cosiddetto civile hanno diritto di essere espresse?
[...]
Che una grande fetta di gay, o lesbiche, siano degli inavvicinabili isterici e isteriche, individui violenti (molte lesbiche) o insopportabilmente arroganti, fatui (molti gay), si può dire?..
Che gli ebrei oggi non perdano una singola occasione per essere odiati, o per essere classisti e razzisti in qualsiasi nazione si trovino, per non parlare dei Sionisti e criminali di massa israeliani, si può dire?..
E [...] che la violenza femminile sia oggi, in Occidente, un mostro concreto (violenza soprattutto sui bambini) intrattabile, intoccabile e che, se accennato, costa la vita a chi lo accenna, si può dire?..
[...]
La libertà di parola, opinione e pensiero non esistono oggi, e mai sono esistiti.
[...]

Voltaire ammoniva:

Per capire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare

Ora, tenuto conto che la vulgata sulla Shoah e il Femminismo sono i due più pervasivi dogmi di colpevolizzazione di massa del '900, al lettore le conclusioni... Peraltro, identica è la strategia che accomuna i due fenomeni: attraverso l'auto-vittimizzazione, millantare un credito storico inestinguibile verso gli altri...
L’antica saggezza popolare del Sud ha da sempre denominato questa strategia: “chiagne e fotte”: perpetuando ossessivamente il lamento - talora pretestuoso - per la propria condizione passata e presente, chi la pone in atto riesce a strappare, l’uno dopo l’altro, riconoscimenti e concessioni: e così, a rovesciare il suo status da (presunto) discriminato a (reale) privilegiato.

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