27 maggio 2006

Bari - In manette 10 donne del clan, anche un'avvocatessa

Il boss del borgo antico, Tonino Capriati, appena tornato in libertà dopo tredici anni di carcere, a febbraio 2004, non avrebbe perso tempo a mettere a segno un'estorsione da 200mila euro ai danni di un imprenditore edile della città. Non solo. La figlia le chiese un'auto in regalo e lui, sempre a pochi giorni dalla scarcerazione, andò in una concessionaria e si appropriò di una Lancia Y. Naturalmente, senza pagarla.
Questo, a detta degli investigatori, è il clan Capriati di Bari vecchia. Un sodalizio che trae la sua forza intimidatoria dai vincoli familiari e dai ruoli di primo piano delle donne.
La polizia gli ha inferto un colpo importante all'alba di oggi con 40 arresti e il sequestro contestuale di beni per circa 50milioni di euro tra case, auto, negozi e terreni.
Dieci le donne finite in manette nell'operazione della Squadra Mobile di Bari e degli specialisti del servizio centrale operativo arrivati da Roma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.
Tra i nomi spiccano Maria Faraone, moglie del presunto boss Tonino Capriati, Grazia Spagnuolo, compagna di Giorgio Martiradonna, e Domenica Monti, figlia del presunto boss Domenico, alias "Mimmo il biondo". Durante le indagini è emersa anche la figura di un'altra donna, un avvocato di 39 anni, arrestata a gennaio del 2005 e già condannata per favoreggiamento del clan Capriati.
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso finalizzata all'usura, alle estorsioni, al traffico di droga e a un tentato omicidio.
Le dieci donne avevano nella cosca ruoli e compiti ben definiti, impegnate principalmente nella continuazione, nei periodi di detenzione dei compagni, degli interessi dell'organizzazione criminale. Dalle indagini il loro coordinamento era affidato alla moglie del boss Antonio Capriati, che curava anche la "cassa" della cosca.

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