5 maggio 2015

Reggio E. - Perseguita la presunta rivale con telefonate hard nel cuore della notte

«Pensavo fosse una mia amica, invece è arrivata a rovinarmi la vita: sono stata costretta persino a cambiare le mie abitudini perché per diverso tempo non sapevo chi, di notte, mi tempestava di telefonate».
Lo racconta ancora turbata – alla Gazzetta – una italoamericana 36enne che lavora da tempo in città in campo assistenziale. Ha di recente ottenuto giustizia, ma a tre anni di distanza da quelle telefonate-shock fatica a riprendersi: sino a novanta-cento squilli nel cuore della notte, pieni di insulti ma anche di respiri affannosi e mugolii da parte di una donna che simulava un orgasmo.

Una vera e propria persecuzione, perché al momento dello squillo non appariva il numero di telefono e lei si è sentita talmente in pericolo da decidersi, stremata, a far denuncia ai carabinieri.
E in poco tempo, con i tabulati in mano, i militari riescono ad individuare il numero di telefono che, sorprendentemente, è di una sim intestata proprio all’italoamericana. Dalle prime telefonate moleste – del 20 settembre 2011 – è passato quasi un mese, ma è in quel momento che lei capisce tutto. Tempo addietro aveva comprato a nome suo una scheda telefonica, ma per conto dell’amica infermiera 38enne Immacolata Miranda, che le aveva chiesto questo favore per essere più libera al telefono, sentendosi controllata dal marito. Un’amica da cui l’italoamericana si era poi allontanata, perché Immacolata si era nel frattempo separata dal marito in un contesto burrascoso.

Ma perché quelle miriadi di telefonate hard che avevano costretto la 36enne a chiedere aiuto a parenti ed amiche, pur di non rimanere sola in casa la notte? Da quanto emerso a processo, Immacolata ritiene l’italoamericana responsabile della fine del suo matrimonio, in quanto pensa che l’ormai ex marito fosse il suo amante.
Sempre in aula sia l’ex marito che l’ex amica hanno negato con forza di aver avuto una relazione; per di più l’uomo ha rincarato la dose, dicendo di aver chiuso i rapporti con la moglie per i continui tradimenti scoperti.
Il giudice Alessandra Cardarelli ha ritenuto colpevole l'infermiera 38enne, condannandola a una multa di mille euro e al pagamento di una provvisionale di duemila euro alla parte civile, rimandando in sede civile la quantificazione completa dei danni.


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