19 maggio 2014

Zoppola (PN) - Chiude il figlio in auto, sotto il sole, per giocare alle slot

Lascia il figlio di 8 anni chiuso in auto, parcheggiata sotto il sole e a 32 gradi, pur di giocare alle slot machine. Lo lascia per oltre 50 minuti, nonostante le proteste di altri clienti della sala  giochi e della stessa direttrice di sala. «Prima devo vincere», dice lei. E, dopo decine di tentativi, qualcosa vince e prima di uscire, incassa il denaro. Come se nulla fosse torna in auto e se ne va.
Qualcuno annota il numero di targa e descrive ai carabinieri di Casarsa la fisionomia della madre, che viene rintracciata e denunciata per abbandono di minori. Era il pomeriggio del 14 luglio 2011 e ieri la  donna è stata processata e condannata a otto mesi di reclusione (la stessa pena era stata chiesta dal pubblico ministero) con la sospensione condizionale della pena.
Imputata era una rumena trentenne di  Sacile. Il 14 luglio di tre anni fa, poco dopo le 15, si era recata con il figlio allora minore di dieci anni, al “Mille Uno Bingo” di Zoppola. Aveva parcheggiato all’esterno e, all’ingresso, era stata respinta perché è vietato l’accesso alla sala giochi a minori. La donna, però, non intendeva rinunciare alle slot machine.
Era tornata in auto, e, «incurante della temperatura, 32 gradi», come recita il capo di imputazione, vi aveva chiuso dentro il figlio di otto anni. Quindi era entrata in sala. Nel frattempo il caldo in auto aumentava, tanto che alcuni clienti del locale avevano visto il bambino «piangere e chiedere aiuto». Erano entrati in sala e chiesto di chi fosse, «implorando la madre», ancora l’accusa, a liberarlo.
Niente da fare. «Gioco, vinco ed esco», avrebbe risposto la donna. A quel punto la direttrice di sala aveva esortato con forza la donna ad aprire l’auto, ma niente da fare. Finché era arrivata una vincita. La trentenne era passata alla cassa e, ricevuti i soldi della vincita, se n’era andata. Qualcuno aveva annotato il numero di targa e fornito la descrizione della donna ai carabinieri di Casarsa, che l’avevano denunciata per abbandono di minore, con l’aggravante dei motivi abietti, una volta identificata e rintracciata.
Il giudice monocratico del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin ha condannato la 31enne, difesa d’ufficio dall’avvocato Luca Spinazzè, a otto mesi di reclusione (come chiesto dal pubblico ministero, titolare del fascicolo era Maria Grazia Zaina) con il beneficio della sospensione condizionale della pena.

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