26mila euro di multa e quattro anni e mezzo di reclusione scontati a tre anni, sette mesi e ventinove giorni.
Questa la pena che dovrà scontare nella casa circondariale di Civitavecchia Ana Roko, la donna di albanese acciuffata nella notte dagli uomini agli ordini del vicequestore Fabio Zampaglione, in esecuzione di un ordine di cattura spiccato dalla Procura generale di Roma.
La Roko, vecchia conoscenza delle forze di polizia, è stata ritenuta dalla Corte d'appello capitolina, che ha emesso la sentenza di condanna, responsabile di almeno cento episodi di spaccio avvenuti tra il dicembre 2008 e il marzo 2009 tra il capoluogo, dove la donna risiede da anni, e Roma, che raggiungeva a bordo di un taxi per tentare di passare inosservata. Ma invano, perché fu proprio in seguito a specifici servizi di appostamento e pedinamento che partì l'inchiesta denominata “Gullit”.
La stessa che, l'8 giugno 2011, portò allo smantellamento di un cartello criminale dedito al traffico internazionale di droga.
La Roko, considerata a capo del sodalizio, fu arrestata in flagranza di reato nel suo appartamento in via Vico Squarano mentre cercava di disfarsi della cocaina.
Gli arrestati avevano messo in piedi un'organizzazione collaudatissima sia nel reperimento della droga (cocaina in particolare), che nello spaccio. Gli snodi centrali erano Roma, Viterbo e Livorno e il tutto veniva coordinato da un'attenta regia con basi in Albania e Belgio. Lo stupefacente, importato da Spagna, Belgio ed Albania, giungeva quindi a Roma e, da qui, veniva poi dirottato nel Viterbese, per rifornire le piazze di spaccio del capoluogo e della provincia.
“Non è stato facile rintracciale la Roko – hanno riferito gli investigatori – perché cambia spesso domicilio”. Ma dopo una serie di servizi mirati, il capo della Mobile Zampaglione e i suoi uomini sono riusciti ad acciuffarla, assicurandola alla giustizia.
