21 settembre 2011

Padova - Raccoglie fondi su Facebook per curare cagnolino, ed invece...

Aveva promosso una raccolta fondi su Facebook per trovare i soldi per curare e operare un povero cagnolino che, a suo dire, «la padrona voleva sopprimere perchè non ne valeva la pena». Ma, secondo i carabinieri, la sua operazione non aveva tutti i crismi della legalità, tanto che Arianna Vian, che vive fra il Padovano e il Vicentino, è stata denunciata alla procura di Padova per appropriazione indebita. La singolare vicenda risale alle scorse settimane. Era accaduto, in base a quanto è stato ricostruito, che Leon, il simpatico pincher di Elena Giavatto, di Camisano, venisse investito da un Suv e restasse seriamente ferito. Il cagnolino aveva subito delle lesioni piuttosto gravi, e la proprietaria si era recata in una clinica veterinaria di Este per farlo curare e medicare. La vicentina, però, era rimasta perplessa perchè la cifra necessaria per l'intervento era elevata, e il secondo che non ci sarebbero state garanzie sull'esito favorevole delle cure. A Giavatto era stato consigliato di rivolgersi a Vian, che l'avrebbe potuta aiutare. E così - ha riferito la vicentina, che si è rivolta ai carabinieri della stazione di Camisano - era avvenuto. L'accordo era che Vian l'avrebbe aiutata a curare l'animale attraverso un centro specializzato e poi gliel'avrebbe restituito.
In realtà le cose sarebbero andate diversamente: Vian aveva pubblicato sul suo profilo su Facebook un appello, con il titolo «Leon, la padrona lo voleva sopprimere...». Si trattava di una raccolta fondi per aiutare il cagnolino che aveva bisogno di cure. Vian aveva anche pubblicato il preventivo di oltre mille euro di una clinica veterinaria.
Il mondo animalista e le persone di buon cuore si erano mobilitate. Vian aveva indicato un numero di carta postepay dove far confluire le offerte. E, da quanto lei stessa aveva più volte ribadito, la cifra raccolta aveva di gran lunga superato quella necessaria. Il cane venne poi effettivamente curato, stando alle foto postate in cui lo si vede alle prese con una sorta di museruola per non ferirsi e non togliere le applicazioni del veterinario.
A quel punto Giavatto, che non sarebbe stata coinvolta nell'iniziativa, era tornata da Vian a chiederle il cagnolino e a ringraziarla per quanto aveva fatto, che lei credeva fosse mosso da spirito benefico e di amore nei confronti degli animali. Il suo stupore è stato massimo quando ha saputo che non solo Vian non le avrebbe restituito il pincher se non dietro il pagamento di una robusta somma, ma anche che Vian stessa aveva intenzione di venderlo a qualcuno che ne avesse cura più di lei.
A quel punto, la vicentina si è rivolta ai carabinieri del luogotenente Sartori e del maresciallo Marzaro per chiedere lumi su come riavere il suo cane, che era ancora di proprietà come evidenzierebbe il microchip che, fra l'altro, il veterinario doveva pure avere visto quando aveva operato lo sfortunato animale.
Ma lei di Leon non sarebbe più riuscita ad entrare in possesso. «Credevo lo tenesse per curarlo, e invece...». I militari, compiuti gli accertamenti anche grazie alle schermate di Facebook, hanno ritenuto che Vian - che è già nota alle forze dell'ordine per vecchie vicende - si sia appropriata indebitamente del cane, e che dovesse restituirlo alla sua proprietaria. Fra l'altro, saranno avviati accertamenti sulla somma ricavata dalla raccolta fondi avviata su internet, che aveva mosso la sensibilità di appassionati da tutta Italia. Che fine hanno i soldi raccolti per il povero Leon?

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