2 settembre 2011

Milano - Per il suo parcheggio sbagliato morì un motociclista: condannata a 2 anni

Il divieto di sosta, a ridosso di un incrocio, può essere mortale. Così, almeno, lo ha considerato il gup Luigi Varanelli che lo scorso 18 aprile ha condannato a 6 mesi, con rito abbreviato, una donna che aveva lasciato l'auto in sosta vietata tra le vie Giambologna e Castelbarco, a due passi dalla Bocconi. Incrocio nel quale il 16 luglio di due anni fa aveva perso la vita un 29 enne, investito da un automobilista che non gli aveva concesso la precedenza. L'investitore ha patteggiato 9 mesi, mentre un terzo automobilista è stato rinviato a giudizio.
«La finalità cautelare specifica dell'articolo sul divieto di sosta (158 Cds) risiede proprio nella specifica tutela della visibilità degli incroci, costituenti area ritenuta pericolosa - ha scritto il giudice nelle motivazioni della sentenza depositate ieri -. Tutela della visibilità specificatamente finalizzata alla prevenzione degli scontri tra veicoli. La violazione, pertanto, di quella norma cautelare specifica inverò quel particolare evento che la stessa mirava a prevenire e fondò la responsabilità dei due automobilisti che ne furono gli autori. In altri termini, l'evento verificatosi rappresentò la concretizzazione del rischio che l'articolo mirava a prevenire».
Una rivoluzione, insomma, visto la sentenza è la prima che condanna per concorso in omicidio colposo chi parcheggia in divieto. E nelle motivazioni il gup spiega di aver accolto l'esito della consulenza cinematica fatta svolgere dal pubblico ministero Gianluca Prisco, secondo la quale «l'ostruzione della visuale» da parte delle auto in divieto di sosta «non consentì» all'investitore «di valutare adeguatamente l'arrivo del centauro.

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