15 dicembre 2011

Prato - Falsa commercialista, finta avvocato, sedicente magistrato

22 ottobre 2009 - Falsa commercialista, finta avvocato, sedicente magistrato: avrebbe indossato volta volta panni diversi — e perfino la toga che qualcuno le ha visto — per spillare soldi ai «clienti». Un giochetto durato a lungo, ma finito nel peggiore dei modi: la condanna a quattro anni di reclusione e duemila euro di multa per truffa, ma soprattuto il pagamento di diecimila euro di provvisionale per le quattro parti civili. Quasi scontato il ricorso in appello per Cristina Ponzecchi, 47 anni, difesa dall’avvocato Adriano Saldarelli: il processo di primo grado è arrivato a sentenza a pochi mesi dalla prescrizione. Il pm Valentina Sanfelice aveva chiesto una condanna a 5 anni e 3mila euro di multa.

C’è chi si era rivolto a lei perché voleva un banco di fiori e si è trovato a sborsare poco meno di tremila euro del tutto inutilmente. C’è chi le aveva affidato la contabilità del proprio esercizio ed ha rischiato problemi con il Fisco. La clientela era vasta e variegata, come è stato ricostruito al processo durato parecchie udienze celebratao davanti al giudice Daniela Lunghi: a portare clientela alla donna era soprattutto il tam tam fra amici e conoscenti che alimentava il rapporto fiduciario fin dai primi incontri. E poi, raccontano alcune parti offese, c’era la messinscena, l’arte del porsi da attrice. «Una volta la aspettavo davanti al suo studio in via Baracca e arrivò tutta trafelata dicendo di essere appena tornata dal tribunale. Mi mostrò la toga che teneva in una borsa per rafforzare la sua affermazione», è uno dei racconti.

Si spacciava dunque per avvocato, per commercialista abilitata a tenere la contabilità di persone e di società. L’amara verità scoperta dai clienti invece fu che non solo la donna non era laureata, ma non aveva mai eseguito nessuna prestazione legale per loro. Come l’artigiano pratese che le si era rivolto su consiglio della propria assicurazione, dopo che gli era stata presentata una richiesta di risarcimento danni per un incidente in cui non era stato mai coinvolto.

«La pagai in varie tranche per le spese che diceva di aver sostenuto per la mia causa». Poi l’uomo insospettito dai continui ritardi e dal prolungarsi della controversia davanti al giudice di pace, scoprì di essere stato ingannato ma comunque ha dovuto pagare come se avesse avuto torto. Le parti lese emerse dall’indagine della sezione di pg della polizia municipale furono una quindicina: quattro si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Ciabatti e Roviello. Avranno i loro diecimila euro. Nel dubbio qualcuno ha fatto ricerche su internet ed ha scoperto che esiste un forum che cita la finta commercialista in relazione alla prevendita di un concerto poi saltato. Ma questa è davvero un’altra storia.

15 dicembre 2011 - Due anni e sei mesi la condanna inflitta in primo grado questa mattina dal tribunale di Genova a Cristina Ponzecchi, e due anni e quattro mesi a Guglielma Da Prato, la commercialista finita anche lei sul banco degli imputati dopo la denuncia presentata al commissariato di polizia di Viareggio, a fine giugno del 2007, da un libero professionista viareggino, che dalla disperazione, arrampicandosi fino a Sant'Anna di Stazzema, aveva anche cercato di uccidersi impiccandosi. I capi di imputazione, per entrambe le donne, truffa e millantato credito, e per la Ponzecchi anche la sostituzione di persona.

“Era stata la Da Prato – aveva riferito in aula la parte offesa tutelata dall'avvocato Cristiano Baroni del Foro di Lucca -, che avevo preso come socia nel mio studio, a presentarmi la sua amica Cristina Ponzecchi, che a suo dire mi avrebbe potuto aiutare. Mi ero appena separato da mia moglie ed avendo lasciato la dimora coniugale, assegnata a lei e ai miei due figli, mi era arrivata una comunicazione dal comune che mi informava che ero stato depennato dagli elenchi dei residenti e che avrei dovuto stabilirne al più presto un’altra residenza”. “La Ponzecchi – aveva aggiunto - mi si era presentata qualificandosi come un magistrato dell’Antimafia che lavorava sotto copertura, e con incarichi anche dal Tribunale per i Minorenni di Firenze per cui sarei riuscito ad ottenere l’affidamento esclusivo dei miei due figli”. “Mi disse che ero stato fortunato a conoscerla – aveva precisato il professionista, costituitosi anche parte civile -, riferendomi di sapere di indagini a carico della famiglia della mia ex moglie relativamente a non meglio specificate attività di favoreggiamento nei confronti della mafia, aggiungendo di parlare solo con lei e che non mi dovevo fidare di nessun altro, nemmeno della Procura”.

I rapporti con Cristina Ponzecchi, nel tempo, erano diventati molti stretti, aveva raccontato la parte offesa, tanto che, in virtù di sue presunte conoscenze nel mondo dello spettacolo cominciò a comunicare con molti personaggi della musica, e anche delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, ma solo in rete, con e-mail, senza avere la certezza che davvero fossero loro, non avendoli conosciuti personalmente. Quando la situazione finanziaria del professionista era inizia a precipitare la Ponzecchi, e una certa “Tabellina”, alias nel web di un sedicente “capo” della truffatrice, come scritto nella denuncia, gli avevano comunicato che un noto cantante italiano aveva messo a garanzia di alcuni debiti con una banca un immobile di sua proprietà facendo accordi diretti con l’ufficio legale: “mi fu ordinato di non ritirare la posta della banca, e di rimandare al mittente tutte le missive, perchè altrimenti sarebbe saltato l’accordo tra il cantante e l’ufficio legale – ha ricordato la parte offesa -, lo so che era astrusa come cosa, ma mi trovavo in estremo stato di bisogno, e la soluzione del debito con la banca mi avrebbe consentito di risolvere parte dei problemi. Ho saputo solo dopo che a parlare con il direttore c’erano andate la Da Prato e la Ponzecchi, e che quest’ultima si era presentata come un avvocato di Lucca”.

Poi sono iniziati i finanziamenti, che a detta dell’accusa sarebbero serviti per concludere i “patteggiamenti” con i debitori: le due donne avrebbero cioè indotto alcuni dipendenti del professionista e suoi amici fidati a stipulare prestiti rateali con una società facendosi consegnare sia l’importo, per oltre 40 mila euro, sia i bollettini di versamento delle rate, assumendosi l’impegno a corrispondere il rimborso che, invece, non è avvenuto. Quanto al mondo del spettacolo, nel quale Cristina Ponzecchi vantava avere contatti eccellenti, il libero professionista di Viareggio ha ricordato di essere andato ad alcuni concerti ma “ tutto era ammantato da segretezza, e dovevo starmene in disparte, per non compromettere le sue indagini”. “Dopo un concerto fu fatta anche una cena – ha aggiunto – e la Ponzecchi si faceva chiamare Daniela, o Dade, sottolineando non solo il suo ruolo di magistrato della Dia come infiltrata ma anche che era la compagna di un sedicente colonnello dei Ros, a suo dire responsabile della sicurezza di un cantante”.

Tra l’altro lo stesso cognome che la Ponzecchi avrebbe usato quando si era presentata alla Fondazione Carnevale per il fantomatico concerto di Baglioni al Politeama. “Sul momento non ho pensato che un colonnello dei Ros, ammesso che questo nome esista davvero, potesse davvero avere un tal ruolo per un cantante. Ho realizzato di essere stato truffato solo dopo aver parlato con la Polizia, e presentato la denuncia”. “Siamo soddisfatti per la condanna – ha affermato questa mattina l'avvocato Cristiano Baroni per conto del suo assistito -, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna più lieve, e anche per la provvisionale di 50mila euro. I danni morali saranno oggetto di una causa civile”.
Cristina Ponzecchi, che al tribunale di Viareggio, anni addietro, patteggiò 14 mesi, dopo essersi finta magistrato dell'Antimafia, e nel 2009 fu condannata a quattro anni dal tribunale di Prato, per aver raggirato una dozzina di clienti spacciandosi come commercialista, era finita, la scorsa estate, nel ciclone del flop del “Pontremoli Summer Night 2011”, la cui indagine, finita alla Procura di Massa, è seguita dai militari dell'Arma diretti dal capitano Antonio Ciervo.

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