7 aprile 2009

Taranto - Colombiana manager del sesso

Questa volta, la merce veniva dai caldi paesi dell’America latina. Pelle ambrata e sensualità esportate dalla Colombia, non il candore ed i modi raffinati delle prostitute cinesi che negli ultimi tempi stanno invadendo il mercato del sesso, anche dalle nostre parti.
Sono stati i carabineri della Compagnia di Taranto, guidati dal capitano Francesco Guzzo e dal tenente Massimiliano Addario, a fermare il giro di prostituzione che ruotava attorno ad un appartamento del piacere nel pieno centro di Taranto, in via Nitti. Denunciata una donna, di origine colombiana, che avrebbe gestito il ricco traffico che si sarebbe sviluppato sulle grazie di giovani donne sudamericane che intrattenevano uomini che invece erano tarantini veraci. E, in alcuni casi, assolutamente insospettabili.
Secondo quanto ricostruito, la casa a luci rosse aveva nel parco clientela persone dei diversi strati sociali, e pure qualche professionista non avrebbe esitato a varcare la soglia dell’appartamento, trasformato in un piccolo tempietto della lussuria. Sotto gli occhi dei carabineri si è presentato un campionario quanto mai articolato. Una serie di cellulari, probabilmente terminali di un call center del sesso tramite il quale si potevano fissare gli appuntamenti; dispenser di preservativi, ma non solo. Per la clientela più esigente, anche la possibilità di usufruire di qualche sex toy, giocattoli sessuali che sono all’ultimo grido tra gli aficionados dell’amore mercenario. Il giro dei clienti aveva infastidito non poco gli abitanti della zona, costretti a sopportare il via vai dei clienti di quelle donne dai prezzi non troppo modici e lontani dall’austerity.
La donna sudamericana è stata denunciata dai militari per sfruttamento della prostituzione: sarebbe stata proprio lei a gestire il ricambio delle ragazze nell’appartamento del piacere. Infatti, nella casa di via Nitti si registrava - secondo le indagini - un autentico turn over del sesso a pagamento. Non c’erano donne “a tempo indeterminato”, piuttosto si seguiva quello che è un modus operandi tipico in questi casi: le ragazze approdavano a Taranto, ci restavano giorni o settimane, quindi venivano smistate altrove.

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