26 ottobre 2018

Milano - Due ragazze denunciano due falsi stupri

Si erano inventate tutto, incolpando alcuni immigrati di averle violentate. Ma quando sono state messe alle strette dagli investigatori, le due quindicenni hanno raccontato la verità.
Sono due i casi di «finto stupro» che negli ultimi mesi sono stati smascherati dalle indagini della Squadra Mobile e della Procura di Milano, coordinate dall’aggiunto Maria Letizia Mannella e dal pm Antonia Pavan.
Dopo mesi di accertamenti da parte degli inquirenti, una delle «vittime», una ragazza di 15 anni, ha ammesso davanti al magistrato che una violenza denunciata lo scorso agosto era solo una bugia, raccontata perché temeva di essere rimasta incinta da una relazione con un diciottenne.
La ragazza ai primi di agosto si è fatta accompagnare dai genitori e dai carabinieri alla clinica Mangiagalli, denunciando di aver subito una violenza «da quattro uomini di colore» in un bosco nell’hinterland milanese. Uno dei quali - descritto con maglia blu e jeans - è stato indicato come autore dello stupro. La visita a cui si è sottoposta al Centro antiviolenza non ha rilevato lesioni evidenti, ma solo un suo stato di «prostrazione e tristezza».
E così sono scattate le indagini con tanto di intercettazioni e acquisizione delle telecamere della zona vicino a quel boschetto che la ragazza aveva indicato. Gli accertamenti sono proseguiti per mesi, fino a quando ieri il pm Pavan, sentendo a verbale la ragazza, all’ennesima risposta poco convincente, le ha intimato: «Non prenderci più in giro». Così la ragazza è crollata. È emerso che si era inventata tutto perché temeva in quel periodo di essere rimasta incinta. Lo stesso ragazzo che frequentava avrebbe cercato di dissuaderla dall’andare avanti nel racconto di fantasia. La ragazza è ora indagata dalla Procura per i minorenni per simulazione di reato.
Indagata anche un’altra adolescente che nei mesi scorsi ha detto di essere stata violentata da un immigrato sempre in un bosco del milanese. Alla squadra mobile ha raccontato, all’inizio, di non avere intenzione di spiegare i dettagli della violenza; poi, nel corso di un sopralluogo a casa sua, ha preso da parte un ispettore e gli ha svelato che lo stupro era solo frutto della sua fantasia. «Mi sono inventata tutto», ha ammesso.
Il motivo, anche in questo caso, risiedeva nel timore di essere rimasta incinta in seguito a un rapporto e di aver contratto qualche malattia. Anche in questo caso l’indagine per violenza sessuale è stata archiviata.

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