16 giugno 2018

USA - La presunta super-manager incriminata per mega-truffa

Da geniale e osannata creatrice di una start up basata su una tecnologia innovativa ma segretissima, capace di rivoluzionare il modo di analizzare il sangue, a truffatrice destinata a finire in carcere dove potrebbe restare addirittura per vent’anni: la parabola di Elizabeth Holmes, che ancora nel 2015 veniva dipinta dalla stampa Usa come la versione femminile di Steve Jobs, si è chiusa ieri con l’incriminazione penale per lei, padrona e amministratrice della Theranos, e per il suo presidente, Ramesh Balwani.
Grazie allo straordinario successo (a suo tempo celebrato anche dal sottoscritto sul Corriere) di una tecnologia che consentiva di fare tutti i test in fretta e a basso costo con una sola goccia di sangue, la Holmes era riuscita a mettere in piedi un’azienda di enorme valore (9 miliardi di dollari nel momento migliore). In Theranos, nel cui consiglio d’amministrazione sedevano personaggi celebri e autorevoli come Henry Kissinger, George Schultz (un altro ex Segretario di Stato) e l’attuale capo del Pentagono, il generale Jim Mattis, avevano investito alcuni dei più celebri miliardari del mondo: dall’editore Rupert Murdoch a Timothy Draper, al messicano Carlos Slim, passando per la famiglia Walton (proprietari di Walmart, il gigante dei supermercati) e Betsy DeVos, ministra della scuola nel governo Trump.
In realtà, quando si accorse che la sua rivoluzionaria tecnologia era un flop, Elizabeth andò avanti comunque usando metodi tradizionali, spesso semplificati per risparmiare e velocizzare i test. Li spacciò per innovativi mentre era solo roba vecchia. Per di più i suoi test erano anche imprecisi: la Holmes l’ha riconosciuto indennizzando decine di migliaia di pazienti che avevano ricevuto analisi sbagliate e accettando di pagare una forte multa per chiudere la causa civile intentata tre mesi fa contro Theranos dalla Sec, la Consob americana.
Ora arriva l’accusa della procura federale di San Francisco di aver truffato per centinaia di milioni di dollari gli investitori e anche di aver danneggiato migliaia di medici e pazienti: undici capi d’imputazione per frode che possono portare dietro le sbarre addirittura per vent’anni lei e Balwani. Una vicenda sorprendente e amara che è anche un monito per la Silicon Valley, abituata a celebrare con enfasi eccessiva l’arrivo sul mercato di ogni nuovo strumento tecnologico.
Questa brutta storia, però, ha anche un eroe: John Carreyrou, reporter del Wall Street Journal che, sentendo a un certo punto puzza di bruciato, non si è fermato né davanti ai nomi prestigiosi messi in campo dalla Holmes né si è fatto impressionare dal fatto che il suo editore, Murdoch, aveva investito 100 milioni di dollari in Theranos. Sono state proprio le sue inchieste a far emergere il marcio: la magistratura e le indagini della Sec sono arrivate dopo gli articoli del Wsj.
E proprio in questi giorni esce in America Bad Blood: un libro nel quale Carreyrou racconta come la Holmes mettesse a tacere (o licenziasse) i dipendenti che chiedevano chiarimenti sulle tecnologie usate per le analisi.

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