7 luglio 2017

Lombardia - Le corrotte di Comunione e Liberazione














Monica Goi, al tempo Responsabile dei Servizi Generali di Direzione di Aler, la funzionaria per la quale è stato provato che “ha influenzato illegittimamente le determinazioni dell’ente in tutti gli episodi contestati”. Per i giudici, avrebbe anche preso una mazzetta da 30mila euro per fini personali.
La sua è una storia esemplare della schizofrenia dell‘Aler lombarda: mentre infatti la Goi era sotto processo a Busto e la società si era dichiarata parte civile contro di lei, la funzionaria veniva contemporaneamente promossa, grazie all’appoggio del suo protettore, il potente ex storico Dg di Aler, Domenico Ippolito, di cui la Goi fu segretaria. Per capirci, Ippolito, che è tutt’ora in attività, è andato in aula a difendere la Goi, definendola “una problem solving”, nonostante le prove schiaccianti a suo carico.
L’ultimo scatto a Responsabile Settore Logistica, Protocollo e URP (con relativa indennità aggiuntiva da 30mila euro) per la Goi è arrivato l’8 giugno 2017, cioè 20 giorni prima della condanna a tre anni e due mesi e al licenziamento in tronco da Aler.

Altro nome degno di nota è quello dell‘avvocato Cristina Clementi, Responsabile Gestione degli Approvvigionamenti dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate. Quando nel novembre 2013 partirono gli arresti per Kaleidos, l’avvocata ciellina finì ai domiciliari.
Scriveva allora la Procura: «come funzionaria si impegnava a formulare la gara di appalto apponendovi clausole tali da favorirne l’aggiudicazione alle società segnalate».
Dall’inchiesta Kaleidos la Clementi è uscita grazie alla prescrizione; nel frattempo, però, è tornata al lavoro nel suo ospedale, anche lei ha ricevuto una promozione con relativo aumento di stipendio e ha continuato a occuparsi di appalti.
Tutto finito? Neanche per idea, perché la Clementi è stata coinvolta a inizio 2016 nell’inchiesta Smile, quella delle dentiere: «Allo scopo di dissuadere aziende terze dal partecipare alla gara, la funzionaria turbava la gara indetta dall’azienda ospedaliera di Vimercate per la gestione del servizio di odontoiatria», scrissero allora i magistrati.


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