Quattro mesi e quindici giorni di reclusione, pena sospesa. Ha deciso così il giudice Eugenio Turco, al termine dell’udienza di questa mattina al tribunale di Viterbo.
I fatti risalgono a due anni fa. Precisamente al 6 maggio 2009, quando una piccola folla di curiosi si radunò in via Cairoli. Al centro, una vigilessa e un’anziana signora discutevano animatamente. L’agente voleva che la signora spostasse la macchina. Ma lei, a suo dire, non poteva perché non aveva la patente. Quando la vigilessa ha tirato fuori carta e penna per scrivere il verbale, la signora sarebbe sbottata. Non solo avrebbe spintonato l’agente, ma l’avrebbe anche apostrofata in modo poco cortese. Lei, per tutta risposta, ha denunciato l’anziana per resistenza a pubblico ufficiale, rifiuto di fornire le proprie generalità e lesioni.
La controdenuncia non si è fatta attendere: la signora ha querelato la vigilessa per percosse, per una “botta ricevuta alla spalla”.
Stamattina l’epilogo, con la testimonianza tragicomica della 76enne, scoppiata in lacrime davanti a un imbarazzato giudice Turco. “Non è vero che l’ho insultata! – ha spiegato la donna, singhiozzando -. L’ho pregata in tutti i modi di non farmi la multa. Non potevo spostare la macchina, non so guidare. Ma lei, niente. Me l’ha voluta fare per forza. Alla fine ho avuto un malore. Lei ha cominciato a dire che si sentiva male e ha chiamato tutti i vigili di Viterbo! Una cosa esagerata!”.
L’anziana è stata assolta dall’accusa di rifiuto di fornire le proprie generalità e condannata per gli altri due capi di imputazione.




